Nel suo lungo intervento Mario Draghi ha lanciato un grido di allarme rivolto all’Unione Europea, Italia compresa
Mario Draghi è tornato a rivolgersi all’Unione Europea e lo ha fatto in veste di consulente speciale della presidente della Commissione Ue in occasione della presentazione del suo rapporto al Parlamento. Un’occasione nel corso della quale non ha mancato di ‘mettere in guardia’ in merito ai rischi in fatto di sicurezza ma anche di stabilità economica conseguenti alle azioni intraprese, su più piani, dall’attuale presidente statunitense in carica, Donald Trump.

Spiegando anche che cosa l’Europa dovrebbe fare al più presto per far fronte ad una situazione tutt’altro che rosea. Scopriamo che cosa ha rivelato nel corso del suo lungo intervento.
Mario Draghi e il grido di allarme all’Ue: sicurezza a rischio, cosa bisogna fare
L’ex premier italiano, oggi consulente della presidente della Commissione Ue, ha sottolineato senza giri di parole come con Trump al governo Usa la sicurezza europea sia a rischio e che non vi sia tempo da perdere in tal senso. Ovvero che è necessario, ora più che mai, lavorare ad una “difesa comune”, che Draghi considera un “passaggio obbligato per utilizzare al meglio le tecnologie che dovranno garantire la nostra sicurezza”. Come riuscirci? L’ex presidente del Consiglio non ha dubbi e lo ha ben spiegato durante il suo discorso.

“Occorre – ha dichiarato – definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei” e che “sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale”. Secondo Draghi occorrerebbe “che l’attuale procurement europeo per la difesa, pari a circa 110 miliardi di euro nel 2023, fosse concentrato su poche piattaforme evolute invece che su numerose piattaforme nazionali”.
“La nostra sicurezza – è il grido di allarme di Draghi – è oggi messa in dubbio dal cambiamento nella politica estera del nostro maggior alleato rispetto alla Russia che, con l’invasione dell’Ucraina, ha dimostrato di essere una minaccia concreta per l’Unione Europea. Gli indirizzi della nuova amministrazione hanno drammaticamente ridotto il tempo disponibile. L’Europa – ha sottolineato – è oggi più sola nei fori internazionali”.
Il consulente speciale della presidente della commissione Ue ritiene che l’unica strada percorribile sia quella del fare “ricorso al debito comune”. Questo perché “gli angusti spazi di bilancio non permetteranno ad alcuni Paesi significative espansioni del deficit”. Al contrario, dar forma ad interventi nazionali a scapito della spesa sanitaria e sociale avrebbero come unico effetto l’andare a “negare” l’identità europea da proteggere.