Si continua a discutere dell’adeguamento dell’età pensionabile: l’Inps in audizione in Commissione parlamentare ha spiegato che entro fine anno arriverà il decreto interministeriale.
Da diverse settimane si discute dell’adeguamento dell’età pensionabile, dopo la pubblicazione dei dati Istat che hanno accertato una crescita dell’aspettativa di vita degli italiani. Stando alla normativa, che tiene conto delle statistiche demografiche, dal 2027 l’età per lasciare l’impiego dovrebbe salire di tre mesi.
Sul punto, il Governo si è detto pronto ad intervenire con l’obiettivo di bloccare l’adeguamento, previsto dalla norma in vigore. Durante l’audizione alla Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti previdenziali, l’Inps ha spiegato che entro la fine dell’anno in corso dovrebbe essere emanato il decreto con tutti i dettagli ribadendo che ancora nessuna scelta è definitiva, considerando che il Governo sta valutando degli interventi in tal senso.
Entro la fine dell’anno, come spiegato dall’Inps durante l’audizione alla Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti previdenziali, arriverà il decreto interministeriale che conterrà i requisiti per accedere alla pensione.
Secondo la normativa vigente, l’età pensionabile deve essere adeguata all’aspettativa di vita che, stando agli ultimi dati demografici Istat, è salita a 83,4 anni. I requisiti anagrafici per lasciare l’impiego salirebbero, dunque, a: 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia e 43 anni e 1 mese (42 anni e un mese per le donne) per la pensione anticipata. Il Governo sta valutando degli interventi per cercare di fermare l’adeguamento che scatterebbe dal 2027. Un blocco che si ipotizza possa essere stabilito per un anno. Sul punto è intervenuto più volte anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha manifestato la propria intenzione a voler sterilizzare l’adeguamento.
Oltre all’aumento del periodo lavorativo, il principale problema dell’adeguamento dell’età pensionabile è rappresentato dai cosiddetti “esodati”, ossia i lavoratori che hanno lasciato l’impiego aderendo a misure di uscita anticipata e che, per via dell’adeguamento, potrebbero rimanere per tre mesi senza stipendio e pensione. Secondo le stime della Cgil si parla di circa 44mila persone in questa condizione. Questa situazione ha scatenato le polemiche dei sindacati che hanno chiesto degli interventi urgenti per poter trovare una soluzione.
Bisognerà ora attendere gli interventi del Governo e il decreto interministeriale per capire se l’età pensionabile sarà rivista al rialzo. Stando alle stime, come confermato anche dal sottosegretario Claudio Durigon, per introdurre una misura che possa fermare l’adeguamento sarebbero necessari 200 milioni, una cifra che non sarebbe proibitiva. Un eventuale decreto, da non confondere con quello previsto entro dicembre, potrebbe arrivare anche prima, si ipotizza nei primi giorni di maggio.
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