Taglio sulle pensioni di tutti i lavoratori che lasceranno il mondo del lavoro nel biennio 2025/2026 a causa di modifiche ai coefficienti di trasformazione.
Dagli aumenti legati alla pandemia alla riduzione per il biennio 2025/2026. I coefficienti di trasformazione diventano più svantaggiosi e il calcolo della pensione riserverà brutte sorprese.

In Italia ci sono tre sistemi di calcolo della pensione, retributivo, misto e contributivo. Il primo è quasi sparito, il secondo resisterà ancora per qualche anno e il terzo è quello più diffuso e che tra pochi anni sarà l’unica opzione possibile. Riguarda infatti i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dal 1° gennaio 1996 in poi più altri cittadini che scegliendo specifici scivoli di pensionamento anticipato hanno accettato questo sistema di calcolo (Opzione Donna, ad esempio, e Quota 103).
Tra i tre sistemi quello contributivo è proprio il più svantaggioso basandosi principalmente sul numero dei contributi accumulati. Per definire l’importo dell’assegno pensionistico si dovrà trovare il montante contributivo e applicarvi, poi, il coefficiente di trasformazione in base all’età di uscita dal mondo del lavoro. Inutile dire che più si aspetterà più vantaggioso sarà il coefficiente. A causa della riduzione generale delle percentuali, però, a parità di requisiti chi andrà in pensione nel 2025 o nel 2026 percepirà un assegno più basso rispetto a quello che avrebbe percepito negli anni passati.
I nuovi coefficienti di trasformazione 2025/2026
La riduzione dei coefficienti di trasformazione è legata ad un aumento della speranza di vita. Se questa aumenta, infatti, il montante contributivo dovrà essere distribuito su un maggiore numero di anni. A modificare le percentuali per il biennio 2025/2026 il Decreto ministeriale del 20 novembre 2024 tenendo conto delle nuove statistiche demografiche e delle variazioni del PIL rispetto ai redditi soggetti a contribuzione pensionistica.

Il range va dai 57 anni di età con coefficiente che scende dal 4,270% al 4,204% fino ai 71 anni con riduzione dal 6,65% al 6,51%. Questi i dati completi
- 57 anni 4,202%,
- 58 anni 4,308%
- 59 anni 4,419%
- 60 anni 4,536%
- 61 anni 4,661%
- 62 anni 4,795%
- 63 anni 4,936%
- 64 anni 5,088%
- 65 anni 5,250%
- 66 anni 5,423%
- 67 anni 5,608%
- 68 anni 5,808%
- 69 anni 6,024%
- 70 anni 6,258%
- 71 anni 6,510%.
Il taglio, come detto, porta dei tagli sull’assegno pensionistico e purtroppo questo è un trend che continuerà negli anni futuri non solo per colpa dei coefficienti di trasformazione. Il calcolo contributivo è un sistema penalizzante per i lavoratori soprattutto per chi non potrà vantare una lunga carriera lavorativa (considerando il numero di precari e di inoccupati/disoccupati sarà così per molti). Il futuro pensionistico degli italiani, dunque, si prevede nero ed è proprio per questo motivo che c’è una grande spinta verso i Fondi pensione in modo tale da costruire il prima possibile una rendita che accompagni l’assegno mensile da pensionati.