I lavoratori possono anche nel 2025 usufruire dei vari meccanismi di pensionamento anticipato: la forma che permette di lasciare il lavoro a 61 anni.
Rimane al centro del dibattito politico il tema pensioni. In queste settimane, difatti, si sta discutendo sull’adeguamento dell’età pensionabile dopo la pubblicazione dei dati demografici Istat che porteranno dal 2027 ad un aumento di tre mesi dei requisiti per accedere alla pensione.
Nel frattempo, i lavoratori possono accedere ad alcune forme di pensionamento anticipato che il Governo ha confermato anche per il 2025, attraverso l’ultima Legge di Bilancio. Tra queste rientra Opzione Donna, riservata ad alcune categorie di lavoratrici che rispettano specifici requisiti anagrafici e contributivi. Il meccanismo, però, prevede non solo dei vantaggi, ma anche delle penalizzazioni.
Nell’articolo 1 della Legge di Bilancio 2025, approvata a dicembre dal Governo, è stata inserita la proroga della forme di pensionamento anticipato, come Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna che, dunque, saranno valide anche per l’anno in corso.
Prendendo in esame Opzione Donna, questo meccanismo è riservato solo ad alcune categorie di lavoratrici: caregiver che assistono un familiare disabile da almeno sei mesi; con disabilità accertata almeno al 74%; licenziate o assunte in aziende in crisi. Inoltre, è necessario rispettare i seguenti requisiti per accedere ad Opzione Donna: aver compiuto 61 anni di età e raggiunto un’anzianità contributiva di almeno 35 anni. Per quanto riguarda il requisito anagrafico, questo scende di un anno per ogni figlio, sino ad un limite massimo di due. In sintesi, le lavoratrici con un figlio possono accedere alla pensione anticipata a 60 anni, mentre quelle con due figli a 59 anni, ma sempre rispettando il requisito contributivo. Inoltre, le lavoratrici assunte in aziende per cui è stato aperto un tavolo di crisi possono sempre richiedere Opzione Donna a 59 anni, indipendentemente dal numero di figli.
Oltre ai vantaggi di poter lasciare il lavoro in anticipo, la forma di pensionamento in questione prevede delle penalizzazioni. La prima riguarda l’importo dell’assegno percepito che sarà calcolato interamente con il metodo contributivo che, in alcuni casi potrebbe portare ad una pensione più bassa rispetto al metodo ordinario, soprattutto per chi ha versato la maggior parte dei contributi dopo il 1996. Inoltre, sono anche previste delle finestre mobili, ossia un arco temporale che intercorre dal raggiungimento dei requisiti alla decorrenza del trattamento pensionistico. In particolare, il tempo d’attesa per l’assegno è di: 12 mesi per le lavoratrici dipendenti; 18 mesi per le lavoratrici autonome.
I bambini raramente vogliono svolgere i loro compiti. Questo metodo consente di ottenere il risultato…
Dopo aver lasciato Uomini e donne e il trono di Gianmarco, Francesca Polizzi torna a…
È previsto un finale sconvolgente per Il Paradiso delle Signore. Nelle ultime puntate ci sarà…
Quando non si riesce a dormire bene, non c’è bisogno di ricorrere ai sonniferi ma…
L’Agcom e il Mimit stanno valutando una tecnologia per bloccare le chiamate spam: i consigli…
Molte famiglie con Isee sino a 25mila euro possono richiedere una serie di bonus e…