Sentiamo spesso parlare della crisi climatica ma poco si dice su un’abitudine che in Europa e in Italia sta peggiorando la situazione.
Negli anni i cambiamenti climatici sono stati prima negati o sottovalutati, senza prendere provvedimenti incisivi. Questo atteggiamento da parte di diverse nazioni però ha portato a conseguenze con cui già oggi abbiamo a che fare e che sono destinate a peggiorare ancora. Contenere l’aumento delle temperature è possibile ma solo con la collaborazione di tutti i governi.

L’UE ha varato nel 2019 il Green Deal europeo, dove si sostiene che tutti i settori produttivi devono agire in vista di una maggiore sostenibilità. L’obiettivo è arrivare a zero emissioni entro la data del 2050, in modo da mantenere l’equilibrio ambientale prima che questo distrugga anche l’economia. Resta però da chiedersi quanto possano fare i cittadini nel loro piccolo.
Molti ricorrono all’acquisto di prodotti a km zero, preferiscono confezioni biodegradabili o limitano gli spostamenti in auto preferendo i mezzi pubblici. Peccato che tutto questo zelo da solo non basti, perché prima di tutto bisognerebbe far sparire un’abitudine diffusa anche qui in Italia che da sola provoca enormi danni. E il bello è che non ce ne si rende nemmeno conto.
Cosa dovresti evitare per essere più sostenibile
Uno dei problemi che causa più danni all’ambiente è dovuto in primis ai consumatori, ma anche a chi lavora nella produzione alimentare. Ogni anno si sprecano ben 59 tonnellate di alimenti, il che significa che in media i cittadini europei gettano più di 130 chili di cibo ciascuno. Questo comporta anche una spesa notevole all’UE per lo smaltimento di questi sprechi.

Le campagna di sensibilizzazione sul tema non mancano, ma lo stesso non si può dire per il sistema di monitoraggio. E se è vero che a livello domestico avviene buona parte dello spreco anche il settore della ristorazione non si mostra virtuoso. Eccedere con l’acquisto delle materie prime e avere menù poco flessibili aumenta degli sprechi, senza che nessuno se ne preoccupi.
Produrre frutta, verdura e carne assorbe circa il 70% dell’impiego dell’acqua dolce disponibile e contribuisce al 25% del rilascio dei gas serra. In più le coltivazioni intensive hanno richiesto l’acquisizione di terreni ricavati dalla deforestazione del suolo. Ma se da un lato si buttano tonnellate di cibo, dall’altro c’è chi non può permettersi un pasto decente.
Per arginare il problema si sta cercando di facilitare da parte di negozi e supermercati la vendita dei prodotti prossimi alla scadenza. A livello personale il consiglio è di evitare di riempire il frigo senza una logica, programmando i pasti settimanali.