In Italia sta prendendo forma una situazione che ha del paradossale, dove il lavoro c’è ma la povertà non diminuisce.
Nella concezione comune il motivo principale per cui una famiglia o un individuo vivono in condizioni di povertà è legato al fatto che non lavorano abbastanza. Volendo essere obiettivi si tratta di un’associazione ben motivata dato che di solito le zone dove c’è un alto tasso di povertà sono le stesse dove si registra più disoccupazione. Eppure l’Italia sembra fare eccezione.
Da quanto riferisce il governo Meloni infatti il tasso di occupazione negli ultimi anni del nostro paese risulta in crescita per la fascia di età fra i 15 e i 64 anni. In soli due anni i posti di lavoro sono aumentati di 850.000 unità e al momento si attesta intorno al 63%. Un primo risultato, anche se a confronto con gli altri membri dell’UE rimane nettamente in svantaggio.
Il problema è che nonostante questa crescita appaia incoraggiante c’è un altro indicatore che cresce, ed è il rischio di povertà. Dal 2023 è aumentato dello 0,3%, e il 15,9% degli under 35 che lavorano vive in condizioni di difficoltà economica evidente. A questo punto appare evidente che il problema non sia legato alla disoccupazione, ma a un problema ben più grave.
Il paradosso appare ancora più evidente quando a guardare i dati Istat risulta che il reddito medio familiare sia aumentato del 4,2%. Questo dato però non tiene conto dell’inflazione presente in Italia, arrivata a un punto tale che rispetto al costo della vita ora gli stipendi siano più bassi che in passato. La perdita del potere d’acquisto è elevata in tutta Italia, e raggiunge il picco nel Centro.
Il reddito dei lavoratori autonomi dal 2007 a oggi è calato del 17,5%, mentre per chi è dipendente rimane intorno al -11%. La realtà dietro l’aumento dell’occupazione quindi è che nonostante gli italiani lavorino ciò che trovano sono posizioni a basso reddito. Non vale solo per chi è appena entrato nel mercato del lavoro ma anche per chi è da anni nella stessa posizione lavorativa.
Il report di marzo 2025 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro mostra che i redditi del nostro paese sono i più bassi tra i membri del G20. Le categorie più colpita dal lavoro a basso reddito risultano i lavoratori stranieri (35,2%), gli under 35 (29,5%) e chi è impiegato con contratto a termine (46,6%).
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