Lo spettro dei Dazi USA continua ad aleggiare sopra le nostre teste come una minaccia potenzialmente letale per la nostra economia nazionale. Per alcune aziende in particolare sarebbe la fine.
Le tensioni politiche tra l’Unione europea e la nuova amministrazione statunitense guidata da Donald Trump potrebbero rappresentare la disfatta per l’economia italiana e, soprattutto per alcuni settori che negli ultimi 15 anni hanno puntato quasi tutto sulle esportazioni.
Se fino a qualche tempo fa le aziende con vocazione all’export erano considerate le più solide, oggi la medaglia si rovescia completamente e dipendere in misura eccessiva da mercati esteri si sta rivelando un azzardo. Del resto, però, bisogna ammettere che altra scelta non c’era.
Soprattutto per quel che riguarda i beni di lusso – anche nel settore alimentare – la domanda interna in Italia è progressivamente calata e, per sopravvivere, le imprese hanno dovuto necessariamente allungare lo sguardo al di là dell’Oceano. Ora però i Dazi di Donald Trump rischiano di tornarci indietro come un boomerang e colpirci in pieno volto causando un effetto “domino” di chiusure e fallimenti senza precedenti.
Secondo le stime dell’Istat sono addirittura 23mila le aziende vulnerabili in questo momento di crisi in cui a rischio sono le esportazioni verso gli Stati Uniti. Ventitremila imprese rischiano di essere messe in ginocchio e di lasciare a casa oltre 400mila persone.
Ventitremila imprese, in un Paese come l’Italia, potrebbero non sembrare un numero così rilevante in fondo. Tutto cambia se, però, consideriamo altri numeri. Queste 23mila imprese, da sole, generano il 3,5% del valore aggiunto per un totale di 36 miliardi di euro. Rappresentano il 16,5% dell’export totale e, soprattutto, danno lavoro a circa 415 mila persone.
Immaginatevi cosa succederebbe se, nel giro di qualche mese, 415 mila persone restassero senza lavoro e il Paese perdesse 36 miliardi di euro all’anno. Definirla catastrofe è ancora troppo poco. Tra l’altro solo il 10% di queste imprese è rappresentata da grandi multinazionali: per la maggior parte le imprese che vanno forti con le esportazioni sono piccole imprese con circa 20 dipendenti di media. A rimetterci sarebbero, quindi, soprattutto, i piccoli.
I settori che verrebbero maggiormente penalizzati dai Dazi Usa sarebbero quello alimentare (vino e olio specialmente), quello dei gioielli, il settore dei mobili e il settore meccanico legato alla produzione di turboreattori e turbopropulsori. Guardando il dramma da un punto di vista geografico possiamo dire che le perdite maggiori si registrerebbero nelle regioni del Centro e del Sud. Queste imprese, infatti, si trovano prevalentemente in Campania, Puglia, Calabria, Abruzzo, Toscana, L’unica regione del Nord che subirebbe ingenti perdite sarebbe la provincia di Trento.
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