Ape sociale, la Cassazione cambia le regole: ecco d’ora in poi chi potrà sfruttare questa misura

Nuove regole per quel che riguarda Ape sociale, una delle misure di pensione anticipata più utilizzate. Una nuova sentenza della Cassazione cambia tutto.

Nel nostro Paese, oltre alla pensione di vecchiaia ordinaria, esistono tantissime altre misure che consentono di uscire dal lavoro con qualche anno di anticipo. In alcuni casi si tratta anche di molti anni di anticipo rispetto all’età pensionabile attualmente in vigore. Alcune di queste misure si rivolgono a tutti mentre altre solo a categorie specifiche.

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Ape sociale, la Cassazione cambia le regole: ecco d’ora in poi chi potrà sfruttare questa misura -(foto Ansa)- politicipercaso.it

Si rivolgono a tutte le categorie di lavoratori la pensione anticipata ordinaria e le pensioni a quote come Quota 103 e, prima di essa, Quota 100 e Quota 102. Fruibili soltanto da alcune categorie, invece, Quota 41, Quota 97,6, Opzione Donna e Ape sociale. Quest’ultima esiste dal 2017 ma non è mai entrata a fare parte della rosa delle misure strutturali.

Ape sociale, in pratica, necessita di essere rinnovata di anno in anno. Si tratta di un’opzione che, negli anni, è stata ampiamente sfruttata poiché consente di smettere di lavorare quasi 4 anni prima rispetto alla pensione di vecchiaia e con solo 30 anni di contributi. Una recente sentenza della Cassazione ha modificato un aspetto importantissimo riguardo a questa misura: da quest’anno cambiano le categorie di persone che potranno avvalersene.

Ape sociale: ecco cosa cambia da quest’anno

Ape sociale fa parte delle misure attualmente in vigore che permettono di accedere alla pensione con qualche anno di anticipo rispetto a quanto stabilito dalla legge Fornero. Fino ad oggi era rimasta piuttosto stabile ma una nuova sentenza della Cassazione ha cambiato le regole e, in particolare, ha modificato un requisito fondamentale per poterne beneficiare.

donna anziana sull'altalena che parla con un uomo in piedi accanto a lei
Ape sociale: ecco cosa cambia da quest’anno/politicipercaso.it

Ape sociale consente di andare in pensione a 63 anni e 5 mesi con 30 anni di contributi. Un requisito decisamente molto basso se confrontato con altre misure di pensione anticipata che chiedono di avere almeno 41 se non 42 anni di contribuzione alle spalle. Questa strada è percorribile solo dalle seguenti categorie:

  • caregivers;
  • disoccupati;
  • lavoratori con invalidità pari o superiore al 74%;
  • addetti ai lavori usuranti.

La Cassazione, con la sentenza 24950 del 24 settembre 2024, è intervenuta per quel che riguarda la categoria dei disoccupati. Affinché una persona possa fare richiesta di pensionamento con Ape sociale è necessario che non riceva più la Naspi, cioè l’indennità che spetta ad un dipendente dopo che ha perso il lavoro non per sua volontà.

Di conseguenza, fino ad oggi, l’Inps ha accolto solo ed esclusivamente le richieste di coloro che hanno beneficiato della Naspi. La Cassazione è intervenuta in tal senso: in giudici hanno sentenziato che Ape sociale spetta anche a quei disoccupati che non hanno ricevuto la Naspi.

Infatti hanno sottolineato che il requisito fondamentale è che il soggetto non riceva più l’indennità di disoccupazione ma non importa nulla se l’ha mai ricevuta oppure no. Pertanto, se l’Inps accoglierà questa sentenza – cosa non affatto scontata – da quest’anno si amplierà al platea di persone che potranno fruire di Ape sociale.

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